Gli “endless running” games (ovvero i giochi di corsa infinita) sono arrivati qualche anno fa riscuotendo buon successo soprattutto sulle piattaforme che necessitano di controlli meno complessi, come ad esempio gli smartphone o i tablet. Giochi come Temple Run o Jetpack Joyride hanno riscosso ottimo successo di pubblico grazie alla formula semplice, intuitiva ed allo stesso tempo capace di creare situazioni veramente infernali in fasi avanzate, con il personaggio che avanza tra pericoli sempre più numerosi ed inevitabili. I giochi di questo tipo ci mettono nei panni di un protaogonista che si muove tutto il tempo senza poterlo controllare, eccezion fatta per alcune limitate azioni (di solito saltare, planare o attaccare) e l’obiettivo è quello di resistere il più a lungo possibile prima dell’inevitabile morte. I ragazzi di ElevenSeventy hanno pensato, in questa loro opera prima, di reinterpretare a modo loro il concetto di endless running spostando l’attenzione sul completamento di livelli, piuttosto che sulla concentrazione nello schivare trappole letali fino alla morte: entriamo nel tetro e mortale maniero di Pavel Quest.

SENZA FRENI

La nostra avventura inizierà sull’isola in cui sorge il castello del malvagio Lukas, nostro acerrimo rivale, dove saremo imprigionati in un’angusta cella: il nostro nemico, terminato il classico monologo sulla sua forza imbattibile e sulla nostra condanna a marcire in prigione, ci lascerà soli. Da quel momento inizia la nostra corsa senza freni attraverso l’enorme castello di Lukas, alla ricerca di un modo per ritrovare la libertà.

Pavel Quest è, come dicevamo, un auto-runner o endless runner ed è bene precisarlo da subito poichè questa particolare categoria di giochi o si ama, o si odia con poche variazioni: la maggior parte dei titoli di questa tipologia è fondata su meccanismi “trial and error” e su morti frequenti, e Pavel Quest non fa eccezione dato che moriremo molto e spesso nel tentativo di trovare la giusta strada che ci porti alla fine del livello. A questo proposito, va specificata una differenza sostanziale tra questo gioco e moltissimi suoi simili: Pavel Quest si divide infatti in vari livelli, piuttosto che utilizzare la classica impostazione della corsa fino a che morte non sopraggiunga, testando la resistenza e la capacità del giocatore di restare concentrato al fronte di una difficoltà crescente.

Dopo aver corso, saltato e messo alla prova i nostri riflessi potremo infatti goderci il soddisfacente risultato di aver completato un livello quando arriveremo all’agognato portone: il tutto accadrà tramite l’utilizzo di un solo tasto (ovvero la barra spaziatrice) con la quale faremo saltare Pavel, e con quest’azione dovremo trovare il modo di sfruttare rimbalzi su pareti, scontri con oggetti e trampolini per oltrepassare le numerose trappole mortali che verranno disseminate sul nostro percorso.

MORTE RETRO’

I primi livelli serviranno semplicemente a metterci in condizione di affrontare l’inferno che ci attende più avanti: man mano che avanzeremo i nostri riflessi verranno messi alla prova sempre più: il gameplay alla fine si riduce a questo, e qui sta il punto di forza (o di debolezza, se odiate questo genere) di Pavel Quest, una sfida man mano più complessa che farà certamente la felicità di chi apprezza un gioco che richiede ben poca esperienza in generale, ma che richiede molta prontezza di riflessi e molta pazienza; non esistono livelli di difficoltà selezionabili o opzioni di alcun genere, il gioco è semplicemente questo e la sfida dura a lungo per chi ha il “coraggio” di accettarla.

Nella parte alta dello schermo è perennemente presente un contatore di morti ed un cronometro che misurerà le nostre prestazioni in ogni livello: è possibile gareggiare con il nostro “fantasma” per tentare di migliorare i nostri record, scoprendo nuovi percorsi oppure affrontando in modo più efficace i vari passaggi.

Esteticamente siamo di fronte ad un prodotto creato con grande riguardo verso il passato videoludico: parallassi a parte, Pavel Quest avrebbe potuto tranquillamente veder la luce su NES o su Master System con la sua grafica in puro stile 8-bit; la scelta di conferire a Pavel una colorazione vivace che contrasti con l’ambiente spesso scuro e di colori tenui aiuta il giocatore nella corsa folle tra i vari livelli, in modo da non perdere mai di vista il personaggio.

Stessa cosa per quanto riguarda il comparto sonoro, forte di ottime sonorità chiptune di chiara ispirazione retrò e che accompagnano bene la nostra corsa nel castello di Lukas: temi musicali semplici ed efficaci.

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